17 novembre 2017

Si è svolto a Trento, presso l’Università statale di quella città,  il XXIII convegno sulle proprietà collettive. Quest’anno l’argomento in discussione riguardava l’attualità del messaggio contenuto nel saggio scritto dal Prof. Paolo GROSSI nel 1977, “Un altro modo di possedere” .  Non poteva mancare altresì   un riferimento (per la verità ce ne è stato più di uno) alla nuova legge sui Domini collettivi, approvata in via definitiva alla Camera dei Deputati, presentata al Senato della Repubblica dai Senatori Giorgio Paglari, Bruno Astorre,  Norina Dirindin e Francesco Palermo. Tutti gli intervenuti, hanno messo in risalto  l’importanza della nuova legge e le nuove competenze degli enti amministrativi che dovranno farsene carico seguendo un percorso di coinvolgimento democratico dell’Assemblea degli Utenti alla quale viene attribuita la funzione atunormativa  del sistema gestionale degli enti stessi.

Il Presidente della Corte Costituzionale, Prof. Paolo Grossi, che mi onora della sua stima, ha voluto rimarcare quanto tale nuova legge sia lo strumento più importante di cui oggi le proprietà collettive siano finalmente dotate e ribadire di quanto le regioni debbano sentirsi in dovere di rivedere le loro normative,  nel rispetto di tale nuova legge. Ci sono voluti 90 anni per avere questa legge, alla quale noi del “mondo” delle Università Agrarie abbiamo apportato il nostro fattivo contributo, sia in sede d’esame da parte delle diverse Commissioni Parlamentari (Senato e Camera) sia stando sempre al fianco  della Consulta Nazionale per la Proprietà Collettiva , “aratro ” attraverso il quale abbiamo potuto lavorare la terra arida dell’insipienza ed agire a livello nazionale, in questo ed in altri campi, nell’interesse esclusivo della Proprietà Collettiva e dei nostri enti.

Nella nostra regione, purtroppo abbiamo trovato una classe politica ottusa  e ricurva alla difesa di interessi soggettivi degli speculatori e degli abusivi occupatori  che dopo aver abusivamente edificato sui terreni del demanio civico, hanno trovato il legislatore regionale che ha recepito le loro istanze da tutto danno della legalità e del diritto.

Il comportamento della Regione Lazio, sia della sua classe politica che di quella servile-dirigenziale e amministrativa, ha creato e sta creando  si danni insanabili ai nostri bilanci e ai nostri territori, ma anche e soprattutto alla cultura del rispetto della legalità poiché sta dando la dimostrazione che la legge nella Regione Lazio può essere violata,  basta avere la “fortuna” di incontrare legislatori complici di speculatori, di occupatori abusivi e  di arroganti,  che portano le Istituzioni ad essere abusate dalla delinquenza e dalla prepotenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.