Alessio Telloni, sei anni e mezzo alla guida dell’Università Agraria di Manziana. L’ultima volta che ci siamo sentiti stava per partire “Il cammino delle Terre comuni”. Ora di uscite ne sono state fatte parecchie. Come giudica, finora, questa esperienza?
«Trovo che “Il Cammino delle Terre Comuni”, sia un modo concreto di promuovere il territorio, pieno di valori culturali e paesaggistici, conservati grazie anche al ruolo svolto dalle università agrarie, protagoniste nello stimolare i valori identitari di una comunità. Grazie a questo progetto le università agrarie trovano un ruolo da protagoniste al passo con i tempi, ed al fianco della tutela dei diritti di uso civico tradizionali hanno un fondamentale ruolo di conservare e promuovere il paesaggio, inteso come interazione tra uomo e natura da prendere spesso a modello per uno sviluppo territoriale a basso impatto».
Qual è l’obiettivo finale che si pone questo progetto?
«L’idea è quella di promuovere e sviluppare le opportunità per un turismo “lento”, diverso dal turismo di massa, quello amante del cibo locale, del folklore e di ciò che ha contribuito nel tempo a modellare il territorio visitato».
C’è un criterio di selezione delle uscite? Rispettate un piano già stabilito o le mete vengono decise di volta in volta?
«Le mete vengono decise in base al connubio tra i valori naturalistici e quelli culturali del luogo in cui camminare. Spesso questo connubio lo si trova nella definizione di paesaggio. Attraverso le camminate sulle terre comuni si è letteralmente a caccia di paesaggi. Paesaggi che ci circondano e che spesso sono custoditi in seno alle proprietà collettive».
Il parcheggio del bosco Macchia Grande è stato chiuso alle auto. I cittadini tendenzialmente mal sopportano i cambiamenti, soprattutto se recano “scomodità”. Dov’è il vantaggio?
«Ricordo che appena fu presa questa decisione impopolare, ci furono diverse voci contrastanti. Ad oggi credo che i risultati siano tangibili, dato che l’ex area a parcheggio, da polverosa che era, è stata ricolonizzata a prato naturale e in questo modo il margine del bosco, notoriamente esposto all’innescarsi di fenomeni di erosione e degrado, sta riacquistando la sua originaria funzione».
L’anno scorso ci ha detto che era la prima volta che tre donne entravano in Consiglio. Dopo più di un anno che ne pensa del loro contributo?
«Credo che il loro contributo si stia dimostrando fondamentale. Valutazioni ed apporti lucidi, critici e costruttivi».
Mi riallaccio all’inizio dell’intervista: perché nel 2018 sono importanti istituti come l’Università Agraria?
«Sono importanti in quanto contribuiscono in modo rilevante a mantenere vivi i contenuti su cui si identifica una comunità».
Francesco Persiani